Patrizia Cantini Wine & Food Communication
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Fratelli Tedeschi.

3/23/2012

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Un grande Vinitaly per i fratelli Tedeschi: torna l’Amarone La Fabriseria insieme alle degustazioni di Opera Wine e delle Famiglie dell’Amarone d’Arte
Verona, 25-28 marzo 2012- Padiglione 4, stand C 3



Pedemonte di Valpolicella, 19.3.2012

Finalmente torna l’Amarone La Fabriseria, che insieme al Monte Olmi rappresenta la punta di diamante della cantina della famiglia Tedeschi. Prodotto con uve selezionatissime solo ed esclusivamente nelle annate migliori, l’Amarone La Fabriseria mancava dall’annata 2003, e dopo 4 anni di attesa finalmente il 2007 ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per dar vita a questo vino sempre molto atteso dai mercati. Sarà dunque una prima assoluta quella del Vinitaly per l’Amarone La Fabriseria, che si presenta anche con la nuova scatola regalo: una confezione preziosa per un vino certamente destinato a occasioni importanti.
Ma anche per il Monte Olmi 2007 il prossimo Vinitaly rappresenta l’anteprima assoluta, visto che fino a ora non è mai stato messo in degustazione e che uscirà sui mercati nei prossimi mesi. Quest’anno dunque la gamma degli Amaroni di casa Tedeschi sarà al gran completo, e insieme a La Fabriseria e al Monte Olmi ci sarà l’Amarone Doc 2008.
Tra le altre novità in scena al Vinitaly  c’è il nuovo packaging del Corasco, l’Igt delle Venezie che viene presentato nell’annata 2009. Il nome, come è ormai noto, è l’acronimo delle tre uve che rientrano nella composizione del vino, Corvina, Raboso e Refosco.
Ma per la famiglia Tedeschi il Vinitaly 2012 coincide anche con due altre grandi eventi, il primo dei quali è la grande degustazione di sabato 24 marzo presso il Palazzo della Ragione. Si tratta di Opera Wine – Finest Italian Wines: 100 Great Producer, l’evento voluto e organizzato da “Wine Spectator” e riservato alle 100 migliori cantine italiane selezionate dall’autorevole rivista americana. Degustazione senza precedenti, Opera Wine è destinata a fare scuola, e ogni cantina porterà il proprio vino più significativo. Per la famiglia Tedeschi la scelta è caduta sull’Amarone Monte Olmi 2006, grande annata, grande vino e assolutamente pronto da bere.
La seconda grande degustazione è invece quella organizzata dall’Associazione Le Famiglie dell’Amarone d’Arte che martedì 27 marzo, alle 10.30, nella Sala Argento del Palaexpo, offriranno una carrellata di 30 anni di Amarone con i migliori millesimi degli anni Ottanta, Novanta e Duemila. La famiglia Tedeschi per questa occasione ha scelto l’annata 1996.
Infine, per tutto il corso del Vinitaly presso lo stand della famiglia Tedeschi sarà disponibile la mappa dettagliata della zonazione di Maternigo, con la descrizione delle caratteristiche pedologiche di 7 diverse aree  risultate dal lavoro.



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I Balzini.

3/23/2012

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I Balzini presenta tutti i nuovi “colori” al Vinitaly
Verona, 25-28 marzo- Padiglione 8, Stand A 15


Barberino Val d'Elsa, 14.3.2012

Piccola rivoluzione in casa I Balzini, l'azienda di Antonella e Vincenzo D'Isanto che come è ormai noto ha deciso di dedicare i nomi dei propri vini ai colori e che quest’anno si presenta al Vinitaly con uno stand proprio.
Iniziamo con la nuova formula del Black, uno dei vini storici della cantina toscana. Fino all'annata 2007, I Balzini Black Label ha sempre avuto una parte di Sangiovese nella propria composizione, oltre al Cabernet Franc e al Merlot. Con l'annata 2008, quella che viene presentata al Vinitaly, il Sangiovese sparisce dall'uvaggio, che diventa un 50&50 Cabernet e Merlot. La scelta di Antonella è dettata dal desiderio di razionalizzare la propria produzione, che negli ultimi anni si è molto arricchita e articolata, e di seguire l'anima più profonda di questo vino, che nasce da terreni dove il Cabernet e il Merlot fin dall'inizio hanno dato risultati sorprendenti.
E il Sangiovese? Il Sangiovese continua a essere il vitigno fondamentale dell'azienda, visto che rientra nella composizione di tutti gli altri vini prodotti, a partire dal primo nato nel 1987, ossia il pluripremiato I Balzini White Label, del quale quest'anno viene presentata l'annata 2008. Poi c'è il Green, il vino giovane privo di invecchiamento in legno che ha il pregio di aver riportato all'attenzione dei cultori il Mammolo, un antico vitigno toscano quasi dimenticato che dona al bouquet un tipico sentore di viola. I Balzini Green Label presentato al Vinitaly sarà quello dell'annata 2011, con la sua carica di freschezza che lo rende un vino da tutte le occasioni.
E' poi la volta del Red, da uve Sangiovese e Cabernet Sauvignon, con minore affinamento in barrique rispetto ai fratelli White e Black e che è dedicato a coloro che pur volendo un vino di corpo non intendono rinunciare alla freschezza. I Balzini Red Label protagonista di questo Vinitaly sarà il 2009.
Ma l'altra grande novità, insieme al mutato Black, è la nascita del Pink, il vino rosato da uve Sangiovese e Merlot che viene presentato per la prima volta. Vino profumatissimo e dal colore rosa intenso, I Balzini Pink Label 2011 è un vino dalla forte personalità, e che si ispira alla stagione calda e alle cene a base di zuppette di pesce e di crostacei. Eclettico e intrigante, I Balzini Pink Label si prefigge di diventare il perfetto compagno dell'estate.
Antonella, Diana e Vincenzo D'Isanto vi aspettano dunque al Vinitaly presso lo stand de I Balzini per farvi degustare tutte le nuove annate della sua coloratissima gamma di vini.





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Maternigo.

3/23/2012

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Maternigo, l’azienda della famiglia Tedeschi, primo caso in Valpolicella di zonazione e caratterizzazione dei terreni.Un vero e proprio termometro della salute del vigneto.
“Abbiamo svelato il carattere di ognuna delle nostre viti, e adesso sappiamo come gestirle”
Riccardo Tedeschi


 
Pedemonte di Valpolicella, 2.3.2012
La zonazione, ossia lo studio pedologico dei vigneti, da anni viene indicata come il punto di partenza necessario per una viticoltura di qualità. Eppure, ben poche ancora sono le aziende che decidono di percorrere questa strada, sicuramente impegnativa e onerosa, ma con risultati importanti e permanenti. Nella maggior parte dei casi sono i Consorzi a dare vita a progetti di zonazione, che in questi casi tuttavia non riescono a scendere nei particolari di ogni singolo vigneto e si limitano a evidenziare le differenze delle varie aree all’interno di una denominazione di origine.
La famiglia Tedeschi invece ha deciso di procedere con la zonazione dell’intero parco vigneti di Maternigo, l’azienda acquistata nel 2006 e dove sono stati messi a dimora 28 ettari di vigneto coltivati a Corvina e Corvinone in maniera principale, seguiti da Rondinella e Oseleta.
Ma Riccardo Tedeschi, nel dare incarico del lavoro all’Agricoltural Support di Vicenza, si è posto subito una domanda: “Una volta definite le varie zone, sarà sufficiente gestire in modo uniforme quelle che presentano le medesime caratteristiche?”. In altre parole, a parità di composizione del terreno, la vite si comporta sempre nella medesima maniera oppure no?
Proprio per rispondere a questa domanda, alla zonazione di Maternigo è stata affiancato il lavoro di caratterizzazione. La caratterizzazione analizza il terreno e misura il modo in cui la pianta si esprime da un punto di vista vegetativo. Una volta misurate le differenze, è dunque possibile intervenire in maniera mirata e capillare al fine di ottenere uno sviluppo vegetativo e produttivo uniforme della vite nell’intero parco vigneti, con evidenti conseguenze positive sulla qualità dei vini.
Il lavoro di zonazione e di caratterizzazione di Maternigo è durato due anni, dal 2010 al 2011, e una volta finito si è spostato negli altri vigneti di proprietà della famiglia Tedeschi nella Valpolicella Classica, tra i quali il famoso Monte Olmi che dà il nome all’Amarone più importante della cantina. L’Agricoltural Support conta di terminare il lavoro nel corso del 2013.
Nel frattempo, i risultati ottenuti dalla zonazione a Maternigo hanno evidenziato l’esistenze di 7 diverse aree con caratteristiche pedologiche proprie per giacitura, terreno, sostanza organica e capacità di drenaggio.
Anche la caratterizzazione ha portato a risultati importanti, e l’incrocio di dati tra i due lavori ha già dato vita a una serie di interventi in vigna, che saranno seguiti da altri a breve.
Un primo risultato della caratterizzazione è stata l’individuazione delle aree che hanno bisogno di inerbimento al fine di contenere la vegetazione. Allo stesso tempo, è pronto un piano di controllo dello stress idrico in quelle zone risultate più a rischio. Nelle aree invece che di anno in anno hanno bisogno di un innalzamento del contenuto di carbonio organico sono stati programmati interventi che prevedono la semina di particolari essenze e l’apporto di concimi organici che vanno appunto ad arricchire il terreno di matrice organica. Infine, in alcune aree ritenute più a rischio di attacchi patogeni sono state collocate delle strumentazioni in grado di monitorarne la presenza. Sono stati infatti posizionati all’interno della vegetazione dei sensori a forma di foglia di vite, che misurano il grado di umidità e bagnatura fogliare, così da intervenire con tempestività e in maniera estremamente mirata, con conseguenze positive sull’impatto ambientale.
Sempre allo scopo di evitare attacchi patogeni, sono state misurate le distanze massime tra la vegetazione spontanea di Maternigo (che ha anche 53 ettari bosco) e i punti più interno di ogni singolo vigneto. Nei casi in cui la distanza è stata giudicata eccessiva si è deciso di valutare l’inserimento di specie spontanee nelle scarpate e in altre aree marginali, in modo da rafforzare le difese naturali del vigneto.
Insomma, la tenuta di Maternigo è stata passata sotto la lente di ingrandimento, e la complessa strumentazione di cui oggi si è dotata la rende una sorta di vero e proprio “termometro della Valpolicella” destinato senza dubbio a fare scuola.
I risultati ottenuti e gli interventi messi in atto sono anche la riprova dell’impegno tutto scientifico della famiglia Tedeschi nei confronti di una vitivinicoltura moderna e di qualità, e anche tutta incentrata sull’esaltazione dei vitigni autoctoni della Valpolicella, gli unici presenti nei vigneti di Maternigo e in quelli della zona Classica dove adesso sta proseguendo il lavoro.  

Nel corso del prossimo Vinitaly di Verona presso lo stand Tedeschi (Padiglione 4, stand C 3) verrà distribuita a giornalisti e operatori la mappa dettagliata delle 7 zone di Maternigo in lingua italiana e inglese.





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I Balzini.

3/23/2012

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BLACK IS BLACK
Il nuovo taglio per uno dei vini storici de I Balzini


Barberino Val D’Elsa, 29.2.2012

Cos’è il terroirse non l’anima più profonda di un vino? E’ il terroir che indica ai produttori quale vitigno piantare in quel particolare vigneto in modo che la vite possa poi esprimersi al meglio regalando un grande vino, di quelli che si fanno ricordare e che non si confondono nel mare magnum della produzione enologica mondiale.
Antonella e Vincenzo D’Isanto questo lo sanno bene, ed è per questo che prima di impiantare i vigneti decisero di far analizzare attentamente il suolo per poter scegliere i vitigni più adatti. I terreni di origine pliocenica e di formazione sedimentaria situati di fronte alla casa padronale, si rivelarono fin da subito adatti al Cabernet Sauvignon e al Merlot, e grazie all’impianto di questi due vitigni nel 1998 nacque I Balzini Black Label, il vino dalla struttura grande ed elegante che ha nel corso della sua vita collezionato numerosissimi premi.
Nell’uvaggio, insieme ai due vitigni di origine francese, c’è sempre stata una percentuale di Sangiovese, a sottolineare l’appartenenza del vino alla terra di Toscana.
A dieci anni dalla sua nascita I Balzini Black Label, con la vendemmia 2008, cambia anima e “rinuncia” al Sangiovese per diventare 50% Cabernet Sauvignon e 50% Merlot. La scelta è dovuta in buona parte al desiderio di Antonella e Vincenzo di seguire l’anima stessa del vino, che ormai alla sua decima vendemmia è diventato a tutti gli effetti “maturo” e pronto per un cambiamento importante. Allo stesso tempo, il cambio di uvaggio va a esaltarne le differenze con gli altri vini della cantina e quindi a razionalizzare l’intera produzione de I Balzini, che per altro negli ultimi anni si è arricchita e articolata.
“Non è certo una rinuncia al più grande vitigno della Toscana – raccontano Antonella e Vincenzo – ma al contrario è un segnale forte della nostra volontà di seguire il nostro territorio, e ciò che di meglio questo può donarci. Il Sangiovese resta il vitigno principale di tutti gli altri vini della cantina, e a questi vogliamo riservarlo in maniera esclusiva. I Balzini Black Label in questo modo, al pari di altri grandi vini toscani a base di vitigni non autoctoni, diventa l’ennesima dimostrazione di quanto il nostro territorio sia capace di influenzare la vite e di ‘toscanizzare’ i vitigni. Anche questo è terroir.”

I Balzini Black Label 2008 sarà presentato al prossimo Vinitaly di Verona dal 25 al 28 marzo presso lo stand della cantina di Barberino Val d’Elsa, Padiglione 8, Stand A 15.


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Barone Ricasoli.

3/23/2012

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Castello di Brolio 2008 eletto best red wine of the year negli States da Tom Hyland e Brolio 2009 al primo posto dei rossi italiani in Germania nella classifica di “Weinwirtschaft”

Brolio, 26.1.2012
Un inizio d’anno alla grande per le cantine Barone Ricasoli, con due dei vini più rappresentativi che ricevono negli Stati Uniti e in Germania riconoscimenti importanti.
Iniziamo dagli USA, dove Tom Hyland – uno dei maggiori esperti statunitensi in materia di vino – ha eletto Castello di Brolio 2008 tra i migliori rossi italiani dell’anno.


Hyland descrive Castello di Brolio come un vino “ compito” , “ben educato” e  “di gran classe”; parole che colgono alla perfezione lo spirito che ha animato Francesco Ricasoli quando, nel 1993, prese in mano le redini dell’azienda e decise di fare di Castello di Brolio l’etichetta di punta della cantina. Probabilmente queste parole sarebbero piaciute anche a Bettino Ricasoli, il barone di ferro che dette inizio al mito di Brolio nel mondo.
Chianti Classico per eccellenza (che potrebbe anche avvalersi della dicitura Riserva visto che ne possiede tutte le caratteristiche), questo vino ha saputo imporsi sui mercati internazionali semplicemente come Castello di Brolio, come è accaduto ai grandi chateaux d’Oltralpe. E a ben guardare, Brolio è l’unico vero chateau vitivinicolo italiano, con la sua lunga e gloriosa storia e, soprattutto, la sua attualità che lo vede in costante prima linea nella ricerca scientifica e nella sperimentazione.
Hyland infine nota come l’annata 2008 venga ampiamente sottostimata, e prevede per Castello di Brolio una lunga vita, ben oltre i 10 anni.
E passiamo adesso alla Germania, dove la rivista “Weinwirtschaft “ ha eletto Brolio 2009, un altro Chianti Classico, dunque, come miglior vino rosso italiano dell’anno e come secondo tra i 60 migliori del mondo.

Un buon inizio anno, dunque, e un importante riconoscimento per Barone Ricasoli e per l’intero territorio della denominazione, che continua a trovare nel Castello di Brolio un leader e una indiscussa pietra di paragone.



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3/23/2012

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