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Barone Pizzini presenta Tesi 1

11/13/2018

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La celebre cantina della Franciacorta presenta un nuovo Extra Brut Metodo Tradizionale a base di un antico vitigno lombardo. 
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Barone Pizzini, la celebre cantina produttrice di Franciacorta, non è nuova alle sperimentazioni. Non è un caso che sia stata la prima a produrre un Franciacorta biologico e a concentrarsi su progetti che tengano conto delle esigenze ambientali e dei cambiamenti che stanno coinvolgendo tutta la vitivinicoltura europea. Primo tra tutti il cambiamento climatico, che nonostante sia negato da alcuni, è ogni giorno sotto i nostri occhi, a volte purtroppo in maniera anche troppo evidente.
Il cambiamento climatico nel mondo del vino nel giro di non troppi anni ha portato in molte zone vitivinicole alla produzione di uve che sviluppano contenuti zuccherini molto elevati, dando dunque vita a vini dall’alto tenore alcolico e caratterizzati da poca freschezza. Al contempo, il gusto del consumatore evoluto sta invece andando nella direzione contraria, chiedendo sempre più vini freschi, non troppo marcati dall’alcol e con una discreta acidità che li renda più facilmente bevibili. Molte delle sperimentazioni in corso in questi anni sono dunque impegnate a capire come produrre vini che vadano incontro a queste esigenze a fronte di estati sempre più calde con uve che rischiano di surmaturare sulle piante. Il recupero di antichi vitigni abbandonati o dimenticati fa parte di queste ricerche, e la provincia di Brescia già negli anni Ottanta aveva finanziato un progetto che ha portato alla riscoperta dell’Erbamat, un antico vitigno lombardo già attestato alla metà del XVI secolo in un volume dello studioso Agostino Gallo. L’Erbamat è un vitigno a bacca bianca caratterizzato dalla maturazione tardiva (a inizi ottobre), dal basso contenuto zuccherino e dall’elevata acidità. L’Erbamat è sensibile alle malattie, tende a produrre molto e non è facile da gestire, ma se messo a dimora in terreni poveri con portinnesti riduttivi può dare risultati assai interessanti per il Franciacorta.

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Silvano Brescianini
Barone Pizzini ha creduto nell’Erbamat da subito, tanto da impiantarlo nel 2008 per cominciare a studiarlo. Silvano Brescianini, direttore generale della cantina, racconta che l’Erbamat li ha fatti un po’ tribolare, proprio per la sua difficoltà a maturare; tuttavia lo considera “un pezzo di storia della Franciacorta”, e anche una probabile chiave di volta per poter continuare a produrre vini freschi. In Franciacorta altre cantine hanno seguito l’esempio di Barone Pizzini, ma a oggi solo l’azienda di Brescianini ha immesso sul mercato il primo risultato della sperimentazione sull’antico vitigno. Si chiama “Tesi 1” l’Extra Brut Metodo Tradizionale che è stato prodotto in solo 6.000 bottiglie, 4.000 delle quali destinate alla commercializzazione. Le altre resteranno in azienda per verificarne l’evoluzione negli anni. “Tesi 1” è il risultato di un uvaggio nel quale l’Erbamat rappresenta ben il 60%, mentre il restante 40% è suddiviso in parti uguali tra Pinot nero e Chardonnay. “Tesi 1” ha riposato 60 mesi sui lieviti e si presenta con un colore assai delicato, floreale al naso e piacevolmente agrumato in bocca. Il perlage è assai fine e la sapidità di questo Extra Brut ben si abbina ai crostacei, anche crudi.
“Tesi 1” sarà seguito da “Tesi 2” e da “Tesi 3”, che prevedono lo stesso uvaggio con diverso assemblaggio, in modo da poter continuare lo studio e la sperimentazione sull’Erbamat. Nel frattempo, il Consorzio Franciacorta non è certo stato a guardare, tanto da aver richiesto una modifica del disciplinare ammettendo, a partire dalla vendemmia del 2017, la presenza dell’Erbamat fino a un massimo del 10%.
Barone Pizzini è andato ben oltre il 10% ammesso dal disciplinare, e infatti “Tesi 1” non è un Franciacorta, ma visti i risultati e la grande piacevolezza del vino, sarà bene ringraziare Silvano Brescianini per aver saputo osare di più.  

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