Patrizia Cantini Wine & Food Communication
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L'annata 1930 del Carmignano di Capezzana

9/23/2020

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Cosa accade quando una degustazione verticale culmina nell’annata 1930? Accade che ci emozioniamo, come ha ben detto una mia collega. Significa deliziare naso e palato con un vino di 90 anni che ha ancora tanto da dire, a chi voglia ascoltare.
Ma quale azienda può permettersi di presentare a un nutrito gruppo di giornalisti specializzati una verticale che a partire da quella del 2017 presenta le annate 2016, 2010, 2006, 1998, 1995, 1988, 1981, 1977, 1974, 1969 e, appunto, la 1930?

Siamo a Capezzana, la storica azienda della famiglia Contini Bonaccossi, e dunque stiamo parlando del Carmignano Docg. Accade spesso purtroppo che le denominazioni piccole, che non hanno una massa critica importante, facciano più fatica a farsi conoscere in Italia e nel mondo rispetto a quelle che producono milioni e milioni di bottiglie.
E accade altrettanto spesso che queste piccole (da un punto di vista di estensione territoriale, s’intende) denominazioni si rivelino dei veri e propri gioielli.
Carmignano è così, e ben l’aveva capito il granduca Cosimo III, che nel 1716 emanò un editto che può a ragione essere considerato antesignano delle moderne denominazioni di origine. Nell’editto il granduca mediceo elencava solo 4 vini, che oggi corrispondono al Carmignano, al Chianti Classico, al Chianti Rufina e al Valdarno di Sopra. Un altro granduca, Pietro Leopoldo di Lorena, nel 1773 invece nella “Relazione sul Governo della Toscana” pose il Carmignano al vertice qualitativo della produzione del suo regno.

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L'enologo Franco Bernabei, Beatrice e Filippo Contini Bonaccossi
Ecco, il Carmignano Docg di Capezzana si presenta ancora così: un vino di altissimo livello qualitativo con una personalità unica dovuta all’origine marina dei terreni, al microclima e alla sapienza della famiglia Contini Bonaccossi, tra i cui tanti meriti c’è quello di aver sempre puntato sulla propria denominazione senza farsi distrarre dalle varie mode che si sono susseguite in Toscana a partire dagli anni Ottanta.
Non a caso nelle dodici annate degustate era assai facile individuare un filo conduttore che corrisponde appunto a quella coerenza produttiva che solo le grandi aziende possono vantare. E in queste dodici annate il Sangiovese ha dato delle prove altissime di longevità (indimenticabile per me il 1981) che sono culminate appunto nel 1930.
Ma cosa dà a un vino una tale capacità di invecchiare? L’acidità, prima di tutto. E il Sangiovese è un vitigno che possiede per sua natura una buona dose di acidità, ma che non si esprime nella stessa maniera in ogni terreno e in ogni condizione geografica. Evidentemente Carmignano è un piccolo paradiso per il Sangiovese, che nel bicchiere dei 12 vini degustati ha anche dimostrato una rara eleganza e una bellissima ricchezza aromatica. 
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Le annate in degustazione
Il Carmignano Docg Villa di Capezzana è insomma uno di quei vini che non dovrebbero mai mancare in cantina, sempre che si sia alla ricerca di vini di pregio e non di immagine, di vini di territorio e non di vitigno. Dalla vendemmia 2010 in poi, inoltre, la famiglia ha deciso di mettere da parte 3.000 bottiglie per ogni annata, e di rimetterle in commercio a dopo dieci anni, per far capire la longevità di questo vino.
Dobbiamo essere grati alla famiglia Contini Bonaccossi che non si è lasciata né sviare né tanto meno intimorire dalle mode (e anche a volte da noi giornalisti) e che in maniera silenziosa e senza inutili proclami ha portato avanti la causa del Carmignano e lo ha reso l’emblema di una Toscana colta, bella e inimitabile.
Grazie a Benedetta, a Beatrice, a Serena, a Filippo e a Giovanni Contini Bonaccossi, e grazie all’enologo Franco Bernabei. 

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