
Consapevoli di questo vuoto, noi di Aset – l’associazione che raggruppa i giornalisti enogastronomici toscani – abbiamo pensato che un modo buono per ricordarlo e per far sì che il suo insegnamento non andasse perduto fosse quello di intitolargli un premio. Niente di nuovo sotto il sole, è vero, ma questo premio è stato concepito per onorare la memoria di Kyle utilizzando quegli stessi strumenti di giudizio a lui cari e ben presenti in tutti i suoi scritti. L’anticonformismo prima di tutto: quella sua maniera tutta particolare di descrivere un vino e di coglierne anche gli aspetti meno usuali. Ma questo premio vuole anche sottolineare la indomita giovinezza del nostro amico, che non aveva perso quell’aspetto da trentenne appena arrivato dopo un lungo viaggio in autostop. Per questo la Targa Kyle è dedicata ai giovani, a quei giornalisti under 35 che guardano al mondo dell’enogastronomia con occhi aperti e vigili e che sappiano scriverne in maniera mai banale e – soprattutto - non superficiale.
Il premio dunque è aperto a tutti i giornalisti italiani iscritti all’Ordine che si occupino di enogastronomia e tematiche agroalimentari in maniera continuativa e che non abbiano ancora compiuto i 35 anni di età al 31 di dicembre di questo anno. I giornalisti possono autocandidarsi inviando una mail all’indirizzo della segreteria Aset (aset@asettoscana.it). I candidati possono anche essere segnalati da colleghi sempre contattando la segreteria Aset. Le candidature devono pervenire entro il 22 agosto 2016. Una giuria apposita leggerà il materiale inviato dai candidati e il prescelto sarà premiato da Elisabetta, la moglie di Kyle, martedì 20 settembre all’Hotel Regency di Firenze. Infine, se il candidato fosse toscano sarà cooptato in Aset, se di altre regioni otterrà la qualifica di socio onorario.
Questo premio, in fondo, è il nostro modo per ringraziare Kyle dell’amicizia che ci ha dimostrato e della stima che ha legato i nostri rapporti. Personalmente è anche la maniera migliore per rivivere tutti quei momenti nei quali la conversazione spaziava ben al di là del vino, e nelle quali il fattore umano era l’unico calice cui attingere.
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