Patrizia Cantini Wine & Food Communication
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L'UE dichiara guerra agli orti 

5/30/2013

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Voglio raccontarvi due fatti – di segno evidentemente opposto – che sono avvenuti recentemente. A Firenze, in occasione di “Terra Futura”, Vandana Shiva ha presentato la campagna “Semi di libertà. Giardini della Speranza”. Per chi non conoscesse Vandana basterà dire che la scienziata indiana da anni si batte per la salvaguardia della biodiversità, per la tutela delle razze animali e – soprattutto – per la libertà dei semi. I semi ormai da decenni sono in mano alle multinazionali. La Monsanto e la Dupont sono le due principali che operano a livello globale imponendo ai contadini di acquistare ogni anno le sementi da loro prodotte che sono stare rese sterili in modo che non possano generare altri semi. Il business è immenso e globale, ma è molto più complesso di quanto si possa pensare a prima vista. Non si tratta infatti soltanto di costringere gli agricoltori ad acquistare semi ogni anno, ma il progetto che la Monsanto e le altre hanno è quello di “dominare” l'agroalimentare a livello planetario. In altre parole, vogliono comandare sul cibo e imporre a tutti indiscriminatamente quello che deve essere seminato e quindi alla fine del processo messo in tavola. Chi ha avuto la fortuna di vedere il film documentario “Seeds of freedom” (www.seedsoffreedom.info) conosce perfettamente il “ciclo virtuoso” fatto di semi che danno origine a piante che hanno bisogno di particolari fertilizzanti e anti parassitari ancora una volta prodotti dalle multinazionali. Vandana Shiva è riuscita a far nascere un movimento di opinione che genera dibattiti in tutto il mondo.
La Regione Toscana ha molto supportato Vandana e la sua organizzazione denominata Navdanya International, che ha sede a Firenze e che ha trovato in Maria Grazia Mammuccini una vice presidente di valore e che conosce le tematiche a fondo.
Dunque, mentre Vandana chiedeva ai piccoli agricoltori di creare “giardini di semi” per salvaguardare le migliaia di specie vegetali a rischio, la Commissione Europea aveva adottato una proposta di legge ora al vaglio del Parlamento e del Governo comunitario che, se approvata, non solo amplia la possibilità di commercializzare i semi delle piante brevettate dalle multinazionali, ma limita ancora di più la libertà dei contadini.
Tradotto in parole povere, è possibile che nel prossimo futuro tutti quelli che hanno un piccolo orto (magari sul balcone) siano costretti ad acquistare sementi brevettate e perda la libertà di coltivare i pomodori che preferisce.
Non ho intenzione di commentare la follia di questa proposta di legge perché è evidente. ,a voglio puntare l'attenzione su un altro aspetto della vicenda, che forse potrebbe avere dei risvolti positivi.
Ora, sinceramente, che bisogno aveva l'Unione Europea di entrare in un “campo” (in tutti i sensi) di così difficile controllo? Chi andrà a controllare ogni orticello amatoriale del pianeta? Chi controllerà che il contadino domenicale non si autoproduca le proprie sementi? E chi lo manderà in galera se colto con le mani nel sacco dei semi? E' evidente che dietro questa proposta di legge non ci sono certo le nazioni mediterranee ma più probabilmente quelle del nord Europa che praticano l'agricoltura estensiva e intensiva.
Ma dietro tutto questo può darsi che si celi un timore, e questo secondo me è il lato positivo della vicenda. I giornali e le riviste sono pieni di consigli per l'orto fai da te e la discussione sugli Ogm e sulla libertà dei semi ormai si fa sempre più serrata e globale. Le giovani generazioni mostrano grande sensibilità in materia, e se ne parla anche nelle scuole primarie e secondarie. Che le grandi multinazionali incomincino ad avere paura?
Può darsi, e sinceramente me lo auguro. Penso che se ognuno di noi, sul balcone o in giardino, iniziasse a piantare semi di piante rare (sia per consumo alimentare che non) sarebbe un segno di ribellione a un diktat che vogliono imporci. Le rivoluzioni iniziano sempre dal basso e difficilmente i governi riescono a fermarle. Tanto meno riusciranno a fermare le api.
Allora iniziamo, e se proprio dobbiamo essere perseguiti penalmente per aver piantato semi di piante non “omologate” dai geni dell'Unione Europea riempiamo le patrie galere insieme alle nostre piante.
Io ci andrò con il mio albero da frutto antico (mela renetta ananas) che ho piantato due anni fa e che se ne sta beato sull'Appennino emiliano. Se volete venire a sequestrarlo potete trovarlo in località Fabiana, frazione Trasserra, comune di Camugnano, provincia di Bologna. L'indirizzo a questo punto lo avete.

Leggi a questo link http://www.infiltrato.it/notizie/italia/follia-ue-vietato-prodursi-cibo-piccoli-orti-fuorilegge-come-la-tecnocrazia-vuole-affamare-il-popolo


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    "O rinnovarsi o morire", questo il mio motto, come diceva Gabriele d'Annunzio

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