Patrizia Cantini Wine & Food Communication
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Quel rivoluzionario del ministro Catania

9/17/2012

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Alla fine questo governo di tecnici qualcosa di nuovo l'ha fatto, e sono proprio felice che l'unica vera novità venga dal ministro dell'agricoltura Mario Catania, che ha deciso per una vera e propria rivoluzione (mi meraviglia infatti che il disegno di legge sia passato in Parlamento). Contro tutti i palazzinari e i gli interessi che la malavita da sempre nel nostro paese ha nel cemento (compreso nasconderci dentro cadaveri), il Governo ha sposato l'idea che il paesaggio, e quello agricolo in modo particolare, vada difeso. Monti ha dichiarato: “Forse questa misura andava inserita nel primo provvedimento, il decreto Salva Italia, perché ha molto a che vedere con la salvezza dell'Italia concreta”. E' vero, visto che secondo i dati in 40 anni abbiamo perso 5 milioni di ettari di terreno agricolo in gran parte in favore di una cementificazione non soltanto selvaggia e disastrosa per i paesaggi, ma con spesso interessi mafiosi alle spalle. Tutto questo non ha fatto bene neppure al turismo, che ha perduto alcuni tra i paesaggi più belli del mondo. Delle misure comprese nel decreto mi piace moltissimo quella che va a incentivare il recupero di edifici, rurali e no, già esistenti prima di permetterne la costruzione di nuovi. Qui in Toscana, dove abito, conosciamo bene l'importanza del patrimonio abitativo rurale, e l'agriturismo è stato senza dubbio un ottimo mezzo per far sì che questo patrimonio abitativo non andasse perduto come in altre regioni è accaduto fin dal dopo guerra. L'agriturismo ha fatto sì che gli edifici rurali non più abitati da contadini e mezzadri siano ridiventati fonte di reddito per i proprietari, e per noi che li guardiamo un elemento importante del paesaggio. Si può poi discutere se l'agriturismo oggi sia ancora tale, ma è innegabile che in questi vent'anni ci abbia ripagati con una ritrovata possibilità di vivere la vacanza in campagna. Su “Repubblica” di sabato scorso 15 settembre, Carlo Petrini plaude alla decisione del ministro Catania, che per altro era già stata annunciata prima dell'estate, e promette di seguire l'iter legislativo, perché se i decreti attuativi non fossero approvati prima della fine della legislatura tutto potrebbe tornare in mano a quella banda di sciagurati che sono i nostri leader politici che stanno facendo di tutto per non prendere atto della situazione dei cittadini e continuano ad arraffare il più possibile. Una nota finale tutta personale: sarebbe bello che l'agricoltura in Italia tornasse a giocare il suo ruolo di settore primario dell'economia, dando magari delle future possibilità di lavoro a tutti quegli operai della Fiat che tra poco si troveranno in situazioni non certo facili viste totali incapacità della famiglia Agnelli-Elkann e del loro amministratore delegato Marchionne a gestire in maniera intelligente quella che purtroppo ancora oggi è la più grande industria del nostro paese. Per questo sogno che gli Agnelli-Elkann trasmigrino tutti negli Stati Uniti (così sarà un problema tutto statunitense aver a che fare con queste sanguisughe ammantate di buone maniere) e che tutti gli operai con le loro famiglie possano trovare nell'agricoltura e nell'agroindustria un nuovo lavoro più sereno e solidale.






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Il nostro melo equo e solidale

9/14/2012

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E sì, è stato proprio equo e solidale il nostro melo piantato l'anno scorso a ottobre. L'avevamo comprato ai Vivai Maioli in provincia di Reggio Emilia, specializzati in frutti antichi e nel recupero di vecchie varietà in via di estinzione. La varietà scelta da noi, e in particolare da mia figlia Giorgia, è la Renetta Ananas, chiamata così per il suo sapore dolce che ricorda appunto quello dell'ananas. La cosa che ci aveva convinti era l'alto contenuto di vitamina C (25%) e la sua piccola pezzatura, che ha trovato subito la solidarietà di Giorgia. Io per la verità avrei optato per la Renetta Canada Bianca, particolarmente indicata per fare le marmellate, ma siamo comunque tornati a casa tutti soddisfatti. Il melo poi è stato piantato a Trasserra, il paese di mio nonno e di mia madre dove abbiamo una casa e un orto. Ci avevano detto che forse già l'anno dopo avrebbe potuto fiorire e magari fare anche dei frutti. La fioritura è avvenuta puntuale ad aprile, ed è stata ben più abbondante di quanto da noi atteso. Ne avevo anche scritto un piccolo post per festeggiare i primi fiori del nostro amato albero. Ma la cosa che più ci ha sorpreso sono stati i frutti: ben tre mele che abbiamo appena colto. Un albero equo e solidale, dunque, perché c'è una mela per Giorgia, una per mio marito Jean-Louis e infine una anche per me. Ne abbiamo assaggiata una e siamo rimasti colpiti dalla sua pienezza di sapore, dal suo intenso profumo e dall'aroma piacevolmente fresco. Il colore è giallo dorato e la pezzatura è veramente piccola, come potete vedere dalle foto. Ma che gioia questo giovane albero che spero cresca felice e che possa moltiplicarsi. Adesso che qui a Firenze sta piovendo e che si avvertono i primi segni dell'autunno, mi fa felice pensare che lui è lì, in attesa del meritato riposo invernale e che si prepara a una prossima fioritura e magari anche a regalarci altri frutti tra un anno, magari 6, ben due a testa.





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