
Finalmente sono riuscita a visitare Brescello, il paese di Don Camillo. Anche mia figlia, che ha 12 anni, non resiste al richiamo dei due, e allora a settembre scorso, dopo aver visitato una fiera di alberi e animali antichi a Guastalla, ci siamo spostati fino a Brescello, lungo il grande fiume Po.
Dopo aver fatto le visite di rigore e le foto abbracciati alle statue dei due personaggi sulla piazza della chiesa e del comune, abbiamo preso un caffè al bar Don Camillo. La proprietaria ci ha informati che ogni anni circa 60.000 turisti arrivano a visitare il paese sospinti dal desiderio di vedere il luogo che ha fatto da sfondo a quei bellissimi film ancora oggi godibilissimi.
Poi, con un sorriso ironico e soddisfatto, ci ha raccontato che mentre il bar Don Camillo appartiene alla sua famiglia da generazioni, il vicino Bar Peppone è recentemente passato di proprietà e adesso è in mano a cinesi. Premetto subito che scriverei la stessa cosa se il bar fosse stato acquistato da una famiglia di finlandesi o di australiani. In un regime di libero mercato non si può certo impedire l’acquisto da parte di stranieri di locali storici. Però ritengo che il nostro paese dovrebbe dotarsi di una specifica legislazione per questi locali che per la loro storia e tradizione rappresentano un patrimonio culturale importante per l’Italia. Sarebbe bene che chi sceglie liberamente di acquistare un locale come il Bar Peppone di Brescello avesse una sorta di statuto che lo obbligasse a servire prodotti di qualità e soprattutto del territorio, perché sinceramente dispiacerebbe trovarvi nidi di rondine, come pure carpaccio di renna o scaloppine di canguro.
Voi cosa ne pensate?
Dopo aver fatto le visite di rigore e le foto abbracciati alle statue dei due personaggi sulla piazza della chiesa e del comune, abbiamo preso un caffè al bar Don Camillo. La proprietaria ci ha informati che ogni anni circa 60.000 turisti arrivano a visitare il paese sospinti dal desiderio di vedere il luogo che ha fatto da sfondo a quei bellissimi film ancora oggi godibilissimi.
Poi, con un sorriso ironico e soddisfatto, ci ha raccontato che mentre il bar Don Camillo appartiene alla sua famiglia da generazioni, il vicino Bar Peppone è recentemente passato di proprietà e adesso è in mano a cinesi. Premetto subito che scriverei la stessa cosa se il bar fosse stato acquistato da una famiglia di finlandesi o di australiani. In un regime di libero mercato non si può certo impedire l’acquisto da parte di stranieri di locali storici. Però ritengo che il nostro paese dovrebbe dotarsi di una specifica legislazione per questi locali che per la loro storia e tradizione rappresentano un patrimonio culturale importante per l’Italia. Sarebbe bene che chi sceglie liberamente di acquistare un locale come il Bar Peppone di Brescello avesse una sorta di statuto che lo obbligasse a servire prodotti di qualità e soprattutto del territorio, perché sinceramente dispiacerebbe trovarvi nidi di rondine, come pure carpaccio di renna o scaloppine di canguro.
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