Patrizia Cantini Wine & Food Communication
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I vini di Amleto

3/23/2012

2 Comments

 
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Parlare di vocazione vitivinicola della Danimarca è a dire poco azzardato, eppure i danesi il vino lo hanno “proprio” voluto produrre. Infatti, nella lunga lista di richieste che il governo danese inoltrò all'UE prima di decidere di aderire al trattato di Maastricht, c'era anche quella di poter sperimentare liberamente la vitivinicoltura. Forse vale la pena ricordare che i danesi erano stati chiamati nel 1992 a un referendum nazionale proprio per ratificare il trattato, con il risultato di bocciarlo in pieno. Tuttavia, a meno di un anno di distanza, nel maggio del 1993 i danesi decisero di aderire al trattato e in cambio, tra le altre cose, hanno avuto libertà di sperimentare vitigni e produzione di vino. L'elenco di vitigni ammessi che il piccolo paese di Andersen presentò all'Unione Europea (mi ricordo di averne scritto all'epoca) era strabiliante, e accanto a nomi conosciuto come Chardonnay e Cabernet se ne trovavano alcuni dalla pronuncia inimmaginabile e dagli esiti probabilmente altrettanto incerti. Ma i danesi sono vichinghi e sono andati avanti e io, nel maggio dell'anno scorso, sono andata a visitare alcune loro cantine.
Dei vini rossi non parlo neppure perché non ne vale la pena e anche dei rosé si può glissare tranquillamente, mentre invece i vini bianchi meritano qualche attenzione. Ho conosciuto due giovani (con me nella foto nei loro vigneti) , amici fin dall'infanzia, entrambi laureati in agronomia e ben preparati, che hanno impiantato le vigne nel nord di Sealand (l'isola di Copenaghen) e per la precisione nella regione dell'Odsherred, in una lingua di terra che si incunea nel mare. Inutile dire che siamo in presenza di terreni sabbiosi e di nessuna altitudine, eppure Anders Ørnberg Eriksen e Niels Esbjerg Jensen non si sono persi d'animo e hanno impiantato Siegerrebe, Phoenix, Zalas Perle e Ortega, tutte uve a bacca bianca provenienti dal nord della Germania e dall'Ungheria. La prima produzione è stata quella del 2010, quella che ho appunto degustato io. I vini prodotti sono un bianco frizzante, due bianchi secchi e uno a vendemmia tardiva che vanta anche l'attacco di botrytis, e che devo dire che non era per niente male. Gli altri vini hanno quel tipico sentore citrino che assumono le uve che non riescono ad arrivare a piena maturazione, ma nel complesso non posso dire che fossero imbevibili. I due giovani sono preparati e anche consapevoli dei limiti della loro avventura nella vitinivicoltura, d'altra parte non vivono certo di questa. Però mi è piaciuto il loro sorriso e il loro modo di fare tranquillo e sereno, e mi sono anche molto divertita. Amo la Danimarca da anni e ci sono stata tante volte, e forse sono un po' di parte. Lo ammetto, i discendenti di Amleto mi piacciono proprio, e quindi sono disposta anche a perdonargli il vino.





2 Comments
Jean-Louis Murcia link
3/23/2012 12:39:43 am

Il vino di Amleto...to drink or not to drink ?
That's the wine question

Reply
patrizia
3/23/2012 01:03:08 am

To be drunk, of course, we are generous

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    "O rinnovarsi o morire", questo il mio motto, come diceva Gabriele d'Annunzio

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