
Sto leggendo "Manifesto per la terra e per l'uomo" di Pierre Rabhi, il franco algerino che risiede in Ardeche dove ha creato una fattoria ispirata all'agroecologia, concetto che lo stesso Rabhi ha in buona parte elaborato. "L'agroecologia è una tecnica ispirata alle leggi di natura, secondo cui la pratica agricola non deve essere relegata a una tecnica, ma deve prendere in considerazione l'insieme dell'ambiente nel quale si inscrive, utilizzando i criteri di una vera ecologia": con queste parole Rabhi spiega la filosofia alla base della sua fattoria e della sua intera esistenza. Se tutti noi, scrive Rabhi, facessimo anche un piccolo gesto nei confronti dell'agroecologia, applicandola anche in piccola parte, il mondo sarebbe meno schiavo delle multinazionali dei semi e del cibo e sorgerebbe un nuovo Umanesimo, che riporterebbe l'uomo al centro dell'universo riprendendosi quel posto che la finanza da deceni gli ha rubato.
Io quel piccolo gesto l'ho fatto. Vivo in centro a Firenze e non ho neppure una terrazza, ma a Traserra, sull'Appennino bolognese dove ho una casa di famiglia, mi sto sforzando di far nascere qualcosa che serva alla mia famiglia e allo stesso tempo all'ambiente. Non vivendo là e non potendomi permettere un vero orto, ho optato per le spezie, i frutti di bosco e gli alberi da frutto. Ho un melo antico piantato l'anno scorso, e poi ci sono i peri e i susini messi da mio padre. Poi ho ribes, mirtillo e lampone e infine loro, le mie care piccole spezie: dalla santoreggia al dragoncello, dalla salvia al rosmarino, dalla menta alla nepitella e così via. E' il mio sfogo ma anche in parte il mio futuro, perché sinceramente non penso che si possa passare l'intera esistenza davanti al computer.
E' il mio piccolo gesto affinché l'orto del mio nonno non muoia e perché mia figlia un giorno possa avere delle piante tutte sue, anche lei da curare e da usare come sfogo a una vita troppo costretta da leggi ben lontane dall'essere umano in quanto tale. La tanta letteratura letta mi ha riportata alla terra, e quando sono tra le mie piante mi sento serenamente felice.
Io quel piccolo gesto l'ho fatto. Vivo in centro a Firenze e non ho neppure una terrazza, ma a Traserra, sull'Appennino bolognese dove ho una casa di famiglia, mi sto sforzando di far nascere qualcosa che serva alla mia famiglia e allo stesso tempo all'ambiente. Non vivendo là e non potendomi permettere un vero orto, ho optato per le spezie, i frutti di bosco e gli alberi da frutto. Ho un melo antico piantato l'anno scorso, e poi ci sono i peri e i susini messi da mio padre. Poi ho ribes, mirtillo e lampone e infine loro, le mie care piccole spezie: dalla santoreggia al dragoncello, dalla salvia al rosmarino, dalla menta alla nepitella e così via. E' il mio sfogo ma anche in parte il mio futuro, perché sinceramente non penso che si possa passare l'intera esistenza davanti al computer.
E' il mio piccolo gesto affinché l'orto del mio nonno non muoia e perché mia figlia un giorno possa avere delle piante tutte sue, anche lei da curare e da usare come sfogo a una vita troppo costretta da leggi ben lontane dall'essere umano in quanto tale. La tanta letteratura letta mi ha riportata alla terra, e quando sono tra le mie piante mi sento serenamente felice.
This is your new blog post. Click here and start typing, or drag in elements from the top bar.