Il Kerala non sta godendo di buona fama in questi giorni qui in Italia. I nostri due soldati stanno forse scontando il fatto di essere italiani come Sonia Gandhi, ma il Kerala resta una regione splendida, ricca di bellezze naturalistiche da vedere. La stagione turistica va da dicembre a febbraio, e le backwaters, ossia il dedalo di lagune, canali, fiume e risaie alle spalle della costa del Kerala, in quei mesi si riempiono di house-boat che portano i turisti lungo questo paradiso fatto di acque e di piccole strisce di terra dove vivono centinaia di indiani. Si fa la spesa direttamente con la house-boat, attraccando ai piccoli negozi di pesce oppure servendosi direttamente dalle barche dei pescatori. I tiger-prowns, i gamberi tigre, sono una delle specialità delle back waters che ne sono particolarmente ricchi, e vengono prima ricoperti di spezie piccanti e poi cotti alla brace.
Sono andata in Kerala nel maggio del 2006, per uno dei miei articoli, e la mia meta erano le piantagioni di spezie e di tè sulle Cardamom Hills, con al centro la cittadina di Kumily. Armata di autista e di guida mi sono arrampicata sulle strade che partono da Trivandrum, la città più importante sulla costa sud del Kerala e mi sono immersa in colline profumate suddivise in piccole e piccolissime parcelle: le piantagioni di spezie, appunto. Qui non ci troviamo di fronte a piantagioni industriali, ma a piccoli fazzoletti di terra che danno da mangiare a intere famiglie. In mezzo ettaro di terra si coltiva di tutto: la noce moscata e il pepe, la senape e il cumino, i chiodi di garofano e la vaniglia, lo zafferano e la cannella. La gente del posto vive di spezie e con queste si cura. Thampan, che ha un negozio fornitissimo, mi ha spiegato che un'aggiunta di zafferano nel latte aiuta la circolazione sanguigna, che il coriandolo fa bene ai diabetici, che la noce moscata è ottima per lo stomaco, che la curcuma mischiata alla polvere di sandalo rosso e all'acqua di rose diventa un'ottima maschera di pulizia per il viso. Insomma, le spezie sono medicamentose oltre che la base della cucina del Kerala, sempre profumatissima e anche molto piccante. Poco più in alto si aprono gli incredibili panorami delle piantagioni del tè, con quelle piccole foglie verdi che fremono a ogni alito di vento. Uno scenario fantastico, che non si dimentica.
Non sono luoghi turistici questi, perché i visitatori normalmente si fermano sulle spiagge, a godersi quegli incredibili tramonti che solo l'Oceano Indiano sa regalare. Tramonti brevi, nei quali sembra che il sole abbia fretta di gettarsi in mare per rinfrescarsi. Poi si accendono le luci dei ristoranti, dalle cui cucine si sprigionano profumi intensi che raggiungono la spiaggia convincendo anche gli ultimi ammiratori del tramonto a mettersi al tavolo e a ordinare i tanti pesci e crostacei offerti dall'oceano.
Il mercato di Trivandrum è un'apoteosi di colori e profumi, e maggio è la stagione del mango, di cui qui si trovano venti diverse varietà delle quali la Alfonsa è considerata la più pregiata. E poi le banane rosse, i succulenti ananas e le immancabili curry leaves, che rientrano praticamente in tutti i piatti della cucina locale. Il nome scietifico dell'albero è Murraya koenigji, e le sue profumatissime foglie vengono usate fresche, perché se essiccate perdono quasi tutto il loro aroma. Base del Masala (la mistura di spezie più o meno piccanti che tutte le massaie indiane preparano in proprio), le curry leaves accompagnano tutto il viaggio in Kerala fino a Cochin, la capitale dello stato che racchiude una bella città antica eretta in parte dai portoghesi e che prende il norme di Fort Cochin. Sul porto si ammira il tramonto che si infiltra tra le maglie delle reti delle bilance, con il sole che le percorre velocemente fino a tuffarsi di nuovo in mare. E allora non resta che acquistare un po' di gamberi e qualche buon pesce e rivolgersi all'Holy Dutch, che cucina quello che tu gli porti. Arriveranno vassoi colorati accompagnati da profumi penetranti: in bocca all'inizio sarà il fuoco, ma dopo tutto si placa, lasciano spazio alle sensazioni che provengono da un'altra dimensione, quella che solo la costa del Malabar sa donare. La mitica costa delle spezie che in passato ha visto approdare migliaia di navi che ripartivano cariche di profumi, destinate a qurgli stessi europei che oggi vi approdano
Sono andata in Kerala nel maggio del 2006, per uno dei miei articoli, e la mia meta erano le piantagioni di spezie e di tè sulle Cardamom Hills, con al centro la cittadina di Kumily. Armata di autista e di guida mi sono arrampicata sulle strade che partono da Trivandrum, la città più importante sulla costa sud del Kerala e mi sono immersa in colline profumate suddivise in piccole e piccolissime parcelle: le piantagioni di spezie, appunto. Qui non ci troviamo di fronte a piantagioni industriali, ma a piccoli fazzoletti di terra che danno da mangiare a intere famiglie. In mezzo ettaro di terra si coltiva di tutto: la noce moscata e il pepe, la senape e il cumino, i chiodi di garofano e la vaniglia, lo zafferano e la cannella. La gente del posto vive di spezie e con queste si cura. Thampan, che ha un negozio fornitissimo, mi ha spiegato che un'aggiunta di zafferano nel latte aiuta la circolazione sanguigna, che il coriandolo fa bene ai diabetici, che la noce moscata è ottima per lo stomaco, che la curcuma mischiata alla polvere di sandalo rosso e all'acqua di rose diventa un'ottima maschera di pulizia per il viso. Insomma, le spezie sono medicamentose oltre che la base della cucina del Kerala, sempre profumatissima e anche molto piccante. Poco più in alto si aprono gli incredibili panorami delle piantagioni del tè, con quelle piccole foglie verdi che fremono a ogni alito di vento. Uno scenario fantastico, che non si dimentica.
Non sono luoghi turistici questi, perché i visitatori normalmente si fermano sulle spiagge, a godersi quegli incredibili tramonti che solo l'Oceano Indiano sa regalare. Tramonti brevi, nei quali sembra che il sole abbia fretta di gettarsi in mare per rinfrescarsi. Poi si accendono le luci dei ristoranti, dalle cui cucine si sprigionano profumi intensi che raggiungono la spiaggia convincendo anche gli ultimi ammiratori del tramonto a mettersi al tavolo e a ordinare i tanti pesci e crostacei offerti dall'oceano.
Il mercato di Trivandrum è un'apoteosi di colori e profumi, e maggio è la stagione del mango, di cui qui si trovano venti diverse varietà delle quali la Alfonsa è considerata la più pregiata. E poi le banane rosse, i succulenti ananas e le immancabili curry leaves, che rientrano praticamente in tutti i piatti della cucina locale. Il nome scietifico dell'albero è Murraya koenigji, e le sue profumatissime foglie vengono usate fresche, perché se essiccate perdono quasi tutto il loro aroma. Base del Masala (la mistura di spezie più o meno piccanti che tutte le massaie indiane preparano in proprio), le curry leaves accompagnano tutto il viaggio in Kerala fino a Cochin, la capitale dello stato che racchiude una bella città antica eretta in parte dai portoghesi e che prende il norme di Fort Cochin. Sul porto si ammira il tramonto che si infiltra tra le maglie delle reti delle bilance, con il sole che le percorre velocemente fino a tuffarsi di nuovo in mare. E allora non resta che acquistare un po' di gamberi e qualche buon pesce e rivolgersi all'Holy Dutch, che cucina quello che tu gli porti. Arriveranno vassoi colorati accompagnati da profumi penetranti: in bocca all'inizio sarà il fuoco, ma dopo tutto si placa, lasciano spazio alle sensazioni che provengono da un'altra dimensione, quella che solo la costa del Malabar sa donare. La mitica costa delle spezie che in passato ha visto approdare migliaia di navi che ripartivano cariche di profumi, destinate a qurgli stessi europei che oggi vi approdano
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