Patrizia Cantini Wine & Food Communication
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Friburgo, la golosa

6/23/2015

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La Svizzera ha grandi formaggi, e alcuni tra i più famosi nascono nel cantone di Friburgo, la bella città che si affaccia sulla Sarine. Non a caso il piatto cittadino per eccellenza è la Fondue Fribourgeois, che si differenzia da quelle che si possono trovare in altri cantoni o città svizzere per gli ingredienti. Questa fondue infatti è fatta solo ed esclusivamente da formaggio Vacherin Fribourgeois Aop e acqua. Non vengono aggiunti né aglio né vino bianco, e non vengono utilizzate misture di formaggi come altrove. Il Vacherin è un formaggio di latte vaccino a pasta semi dura, che viene prodotto solo ed esclusivamente nel cantone di Friburgo. Affinato almeno 9 mesi – che per le tipologia Extra, Rustic e d'Alpage salgono a 12 – il Vacherin è un formaggio dagli aromi molto intensi e per questo la fondue fribourgeois è un piatto che non ha bisogno dell'aggiunta di vino bianco o della sfregata di aglio all'interno della pentola prima di mettere il formaggio a fondere. Probabilmente questa sua naturalezza la rende più difficile da realizzare, perché il formaggio deve arrivare a ebollizione molto lentamente, altrimenti impazzisce come la maionese. La temperatura poi viene mantenuta grazie alla classica candela sotto il tegame, mentre le proporzioni esatte sono di un piccolo bicchiere di acqua per ogni 200 grammi di Vacherin. Due etti di formaggio è dunque la dose per una persona, e la fondue si mangia con i classici tocchetti di pane che si intingono nella miscela per mezzo di una lunga forchetta.

L'altro grande formaggio che nasce nel cantone di Friburgo è il Gruyère, la cui produzione comunque interessa anche i cantoni di Vaud, Neuchâtel, Jura e Berna. Se il Gruyère non entra nella preparazione della fondue, lo ritroviamo in molti altri piatti tipici della città, come il celebre “vassoio di Friburgo”, composto da lardo, salsiccia, prosciutto affumicato, patate, cavolo e carote, ma ne esiste anche una variante con carne secca, lardo secco di campagna, Vacherin e Gruyère. Nel cantone di Friburgo i piatti tipici sono segnalati nei menù dal simbolo della mucca, che indica appunto le specialità locali, e in queste il formaggio è quasi sempre presente.

La gastronomia di Friburgo è molto nota in Svizzera, e vanta un buon numero di ristoranti di alto livello. Questa concentrazione in una città così piccola è dovuta al fatto che il cantone abbonda di prodotti agroalimentari di qualità, a partire da quelli lattiero caseari fino a quelli ortofrutticoli, per arrivare poi ai funghi e alla cacciagione nelle rispettive stagioni. Gli chef di Friburgo trovano dunque al mercato una grande quantità di prodotti per preparare i propri piatti, e tra questi non manca il pesce della Sarine, il bel fiume che attraversa la parte bassa della città, con il caratteristico ponte di legno coperto. Chi ama la pesca può tentare di prendere una trota e poi portarla all'Auberge de l'Ange per farsela cuocere, oppure ordinarla direttamente dal menù. Tutto attorno alla Sarine si trova il centro medievale della città, con le sue viuzze strette e le belle case che vi si affacciano. La parte alta della città è nata invece in un secondo momento, ed è qui che a partire dal 1283 è stata eretta la cattedrale di San Nicola, finita due secoli dopo e caratterizzata dalla tante vetrate, alcune delle quali moderne. Tra i molti alberghi della città ne voglio consigliare uno un po' fuori, che si chiama Auberge au 4 Vents, con poche camere tutte diverse, una delle quali è dotata di una buffa vasca da bagno in metallo che scorre su rotaie uscendo dalla finestra per permettere un'abluzione all'aria aperta, e senza essere visti naturalmente.

Per gli amanti della cioccolata invece l'indirizzo giusto è quello di Villars, la casa fondata nel 1901 e che ancora oggi ha sede in piena città. Nella caffetteria che si trova a fianco del laboratorio si può sedere per godersi in pace una buona cioccolata calda, mentre nel negozio di vendita si può fare incetta di tavolette e cioccolatini, anche approfittando delle offerte su alcuni prodotti.

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Viaggio alla Faroe

6/16/2015

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Se ancora non avete deciso quale sarà la vostra prossima meta vacanziera, fate una riflessione sulle Faroe, le isole a nord della Scozia che dal 2013 si raggiungono con un volo diretto da Milano nei mesi di luglio e agosto. Le diciotto isole che formano l'arcipelago sono uno spettacolo naturale unico al mondo. Sono isole praticamente senza alberi, di origine vulcanica e coperte da un sottile strato di terra sulla quale cresce un'erba lunga, eternamente bagnata e dal colore verde scuro. La mancanza di alberi è dovuta alla costante presenza del vento, che a volte spazza le isole in maniera brutale e non permette agli abitanti di erigere serre e di coltivare frutti, a parte il rabarbaro – che non a caso è una radice – e da qualche anno un po' di fragole. L'alimentazione degli isoli tradizionalmente si basa sul pesce e sulla carne di pecora e di agnello, tutto il resto viene regolarmente importato.

Isolate e lontane, la Faroe sono una regione autonoma della Danimarca, dalla quale dipendono per quanto riguarda polizia, affari esteri e giustizia, ma hanno una propria bandiera e una propria moneta, come pure una propria lingua e un proprio inno nazionale. Il Parlamento si trova nella capitale Tórshavn, dove vivono 20.000 dei 47.800 abitanti delle isole. Il turismo nelle Faroe si sta molto sviluppando, e insieme ad alberghi incominciano a nascere anche alcuni Bed & Breakfas, oltre ad alcuni ristoranti di buon livello tra i quali spicca Koks, del quale ho già ampiamente scritto nella mia rubrica sull'arte dell'ospitalità. La parte vecchia Tórshavn è un luogo delizioso, con le caratteristiche case in legno con il tetto coperto di terra ed erba, per ripararsi dal freddo e anche per contrastare con il peso le tempeste di vento. Queste casette di legno sono generalmente piccole, e alcune piccolissime, ma non bisogna farsi ingannare dalle apparenze perché in questo quartiere storico abitano persone assai benestanti perché i prezzi di queste case sono piuttosto alti. Nei vicoli e nei piccoli cortili spesso ornati da piante giocano i bambini e tutto intorno si respira la tranquillità che caratterizza tutto l'arcipelago e i suoi abitanti. Sorridenti e disponibili, i nativi delle Faroe trasmettono quella serenità tipica della gente abituata all'isolamento e alle lunghe attese, e per noi invece avvezzi alla vita frenetica tutta fatta di incastri la vacanza in queste isole può diventare un'utile fonte di riflessione sull'inutilità di un'esistenza spesso più incentrata sull'esteriorità che sull'interiorità.

Insomma, andare alle Faroe significa anche prendersi un momento tutto per noi, per immergerci in una natura assai diversa dalla nostra, e che se regala panorami splendidi fa anche capire le difficoltà di chi vive qui. Basta uscire da Tórshavn per rendersi bene conto di come sono fatte le isole, con le loro rocce a strapiombo sul mare, con i tanti faraglioni coperti di muschio che le circondano e con quei colpi d'occhio mozzafiato che si trovano solo qui. Una natura selvaggia e incantata alla quale fa da contraltare la grazia delle casette di legno nero con gli infissi bianchi delle finestre, e con quel senso di calore tutto nordico che si ritrova negli interni.

A breve distanza da Tórshavn si trova Kirkjubøur, il primo insediamento abitativo delle isole con i resti della trecentesca cattedrale di San Magnus del XIV, dichiarata patrimonio Unesco. Nei pressi della cattedrale è visitabile la più antica fattoria delel Faroe, che da 17 generazione appartiene alla famiglia Patursson. Oggi Jóannes Patursson, insieme alla moglie, continua il tradizionale allevamento di agnelli e di pecore, e ha aperto una parte della sua bella casa settecentesca alle visite pubbliche. La fattoria inoltre organizza pranzi di gruppo facendo assaggiare le carni dei propri agnelli e altre specialità locali, come i dolci a base di rabarbaro e fragole.

Le altre isole di girano comodamente in macchina, e ci sono anche due tunnel sottomarini di collegamento. I nuclei abitativi sono spesso piccoli, ma offrono notevoli suggestioni. Tra i villaggi da non perdere c'è Giógv, nell'isola di Eysturoy, con il grazioso albergo ristorante Gjáargardur e il vicino e minuscolo Saksun, agglomerato di case caratterizzato dalla presenza di una lunga lingua di sabbia che rappresenta una delle poche spiagge delle Faroe. Alla Faroe tuttavia non si viene per fare il bagno, ma per ammirare la natura e fare lunghe passeggiate alla scoperta dei vari aspetti delle isole. La passeggiata più celebre è quella nell'isola di Mykines, dove vanno a nidificare le pulcinelle di mare. Si tratta di un vero e proprio trekking per il quale è bene partire attrezzati, e che dal villaggio di Mykines porta fino al faro dall'altra parte dell'isola. Alla fine del tragitto si troviamo sotto un continuo incrocio di voli: a quelli delle pulcinelle in cerca di acciughe per i piccoli si incrociano quelli dei gabbiani, che cercano di rubare il cibo alle pulcinelle. E poi, in un continuo gioco di intrecci di traiettorie, appaiono le bianche ali delle sule, che nidificano sui faraglioni attorno all'isola.

Se c'è un posto al mondo dove vale ancora la pena andare è questo, e se c'è un luogo delle Faroe dove è più facile capire l'essenza di questo isola è ancora questo : a Mykines, tra le ali delle sule e i richiami delle pulcinelle di mare.

Per informazioni sui collegamenti, sugli alberghi e le escursioni alle Faroe andate al sito www.visitfaroeislands.com.

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