Che l’Abruzzo sia una terra straordinariamente ricca da un punto di vista naturalistico, culturale, artistico e gastronomico è un fatto che conoscevo già da tempo. Ho studiato Gabriele d’Annunzio all’Università e ho avuto modo di recarmi a Pescara varie volte per i convegni che negli anni Ottanta si tenevano presso il Centro Studi Dannunziani, fondato da Edoardo Tiboni nel 1979. Ogni anno approfittavo per andare a visitare i luoghi dannunziani, da San Vito Chietino a Casalbordino, dal lago di Scanno a Guardiagrele. All’epoca la Costa dei Trabocchi era ben diversa da come ci appare oggi, e i trabocchi erano in buona parte abbandonati e pochi erano ancora utilizzati per la pesca. Poi c’erano i paesi dei Peligni, con la bella Sulmona e la spettacolare valle del Sagittario. Infine, la Maiella, la “montagna madre” e suoi borghi incantati come Pacentro, Anversa degli Abruzzi, Cocullo e la sua celebre Festa del Serparo alla quale ho partecipato con due serpi in mano.
Terra di rocche e di castelli, alcuni dei quali niente hanno da invidiare a quelli catari sui Pirenei; terra di pastori e di lunghe transumanze; terra di poeti, scrittori e filosofi (Ovidio, d’Annunzio, Flaiano, Croce, Silone). Terra martoriata da un terremoto crudele che ha spento vite e speranze, ma che non ne ha spezzato la dignità e la voglia di farsi conoscere e amare. Non a caso nei borghi d’Abruzzo tutti ti salutano per farti sapere che sei il benvenuto; il benvenuto tra loro; il benvenuto nella loro terra.
Terra di rocche e di castelli, alcuni dei quali niente hanno da invidiare a quelli catari sui Pirenei; terra di pastori e di lunghe transumanze; terra di poeti, scrittori e filosofi (Ovidio, d’Annunzio, Flaiano, Croce, Silone). Terra martoriata da un terremoto crudele che ha spento vite e speranze, ma che non ne ha spezzato la dignità e la voglia di farsi conoscere e amare. Non a caso nei borghi d’Abruzzo tutti ti salutano per farti sapere che sei il benvenuto; il benvenuto tra loro; il benvenuto nella loro terra.
Una terra, l’abbiamo detto, che offre tanto, anche da un punto di vista enogastronomico: dal pesce dell’Adriatico agli agnelli dei monti passando attraverso i vini che nascono appunto nella fascia mediana, tutta compresa tra il mare e il Gran Sasso e la Maiella. E proprio per il vino stavolta ho viaggiato verso Pescara, che è anche un po’ la “mia” Pescara.
I vigneti abruzzesi sono in gran parte nella provincia di Chieti, che da sola copre oltre l’80% della produzione regionale di vino. Il vitigno più presente è il Montepulciano d’Abruzzo, che dà vita all’omonimo vino a Doc. Seguono il Trebbiano e una serie di vitigni autoctoni come il Pecorino, la Passerina, la Cococciola e il Montolico. E’ indubbio che il Montepulciano sia in assoluto il vino abruzzese più noto in Italia e all’estero. Le comunità abruzzesi nel mondo sono molto forti e hanno non poco contribuito al successo internazionale del loro vino principe. Negli ultimi anni stanno poi avendo un buon successo il Pecorino e la Passerina. Il Pecorino gode anche di un nome che gli stranieri pronunciano facilmente visto che lo conoscono già e la piacevolezza del vino ne ha ulteriormente facilitato la sua diffusione. A me tuttavia pare che il cavallo di razza dei bianchi abruzzesi sia il Trebbiano, che in questa regione riesce a raggiungere espressioni complesse da vino bianco importante, e passibile di invecchiamento medio-lungo. E’ un vino elegante, destinato alle carni bianche come pure alle zuppe di pesce elaborate e dal sapore deciso. Insomma, non certo un bianco da aperitivo o da party sulla spiaggia. Io ne ho abbinato una versione elevata in legno ai classici arrosticini e devo dire che il connubio è riuscito benissimo. Il problema del Trebbiano – raccontano i produttori – è legato al nome, considerato in linea generale sinonimo di un vitigno dal profilo non di altissimo livello. E’ indubbio che su questo i produttori e il Consorzio devono lavorare, ma è certo che un esperto degustatore, come pure un consumatore un minimo educato, di fronte a un Trebbiano d’Abruzzo non può che riconoscerne il valore.
I vigneti abruzzesi sono in gran parte nella provincia di Chieti, che da sola copre oltre l’80% della produzione regionale di vino. Il vitigno più presente è il Montepulciano d’Abruzzo, che dà vita all’omonimo vino a Doc. Seguono il Trebbiano e una serie di vitigni autoctoni come il Pecorino, la Passerina, la Cococciola e il Montolico. E’ indubbio che il Montepulciano sia in assoluto il vino abruzzese più noto in Italia e all’estero. Le comunità abruzzesi nel mondo sono molto forti e hanno non poco contribuito al successo internazionale del loro vino principe. Negli ultimi anni stanno poi avendo un buon successo il Pecorino e la Passerina. Il Pecorino gode anche di un nome che gli stranieri pronunciano facilmente visto che lo conoscono già e la piacevolezza del vino ne ha ulteriormente facilitato la sua diffusione. A me tuttavia pare che il cavallo di razza dei bianchi abruzzesi sia il Trebbiano, che in questa regione riesce a raggiungere espressioni complesse da vino bianco importante, e passibile di invecchiamento medio-lungo. E’ un vino elegante, destinato alle carni bianche come pure alle zuppe di pesce elaborate e dal sapore deciso. Insomma, non certo un bianco da aperitivo o da party sulla spiaggia. Io ne ho abbinato una versione elevata in legno ai classici arrosticini e devo dire che il connubio è riuscito benissimo. Il problema del Trebbiano – raccontano i produttori – è legato al nome, considerato in linea generale sinonimo di un vitigno dal profilo non di altissimo livello. E’ indubbio che su questo i produttori e il Consorzio devono lavorare, ma è certo che un esperto degustatore, come pure un consumatore un minimo educato, di fronte a un Trebbiano d’Abruzzo non può che riconoscerne il valore.

E veniamo dunque ai produttori e alle tante cantine che costellano le colline abruzzesi. In questa regione è ancora molto forte la presenza di cantine cooperative, che sono una quarantina e che da sole coprono circa i ¾ della produzione totale, ma molte sono anche le aziende private, tra piccole e grandi. Ci sono cantine importanti, alcune delle quali concepite in maniera moderna con spazi per l’accoglienza, e non poche sono anche quelle dotate di agriturismo. Il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo - che rappresenta praticamente tutta la produzione abruzzese – sta facendo un grande lavoro per portare tutte le aziende associate a ottimi livelli, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Un suggerimento che mi sento di dare e che ho condiviso con i colleghi presenti con me al tour organizzato dal Consorzio e riservato alla stampa specializzata italiana ed estera, è di organizzare degustazioni alla cieca tra i produttori in modo che ognuno di loro possa confrontarsi e capire quale sia la strada migliore da intraprendere. Molte sono le denominazioni che in queste degustazioni alla cieca hanno trovato un notevole impulso al miglioramento dei vini, perché ogni produttore riesce a confrontarsi con gli altri in maniera anonima e – soprattutto – può prendere spunti e può capire pregi e difetti del proprio vino. In una parola, insomma, può migliorarsi.
Ma l’impegno dei produttori è anche molto concentrato sul fronte dell’enoturismo, e per questo il Consorzio ha dato vita a un’iniziativa che intende proprio incrementare il numero delle presenze in cantina e far conoscere ai turisti bellezze artistiche e naturalistiche della regione insieme alle perle enologiche e gastronomiche d’Abruzzo.

Si chiama Percorsi – Discover Abruzzo Wines ed è una app pensata per tutti gli amanti di un turismo che permetta una scoperta intelligente del territorio. La app, che si può scaricare gratuitamente, permette di scegliere tra 15 diversi itinerari a seconda delle personali inclinazioni ed esigenze. Si può filtrare per interessi (mare, sport, avventura, cultura ecc.) o a seconda della zona che si desidera visitare e per ognuno dei 15 itinerari sono indicati i ristoranti e, naturalmente, le cantine.
Scaricatela e rimarrete impressionati da quanto questa regione ha in serbo per un turista che non si accontenti dell’ombrellone estivo o dello skypass invernale. Resterete folgorati.
Buon Abruzzo a tutti.