Patrizia Cantini Wine & Food Communication
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Procida, l'isola di Arturo

9/2/2013

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Ho passato l'ultima settimana di agosto a Procida. Il tutto è nato a gennaio da una mia lettura – tardiva, lo ammetto – dell'Isola di Arturo di Elsa Morante. Con pochi click su internet ho trovato la casa perfetta per me e la mia famiglia: isolata, di fronte al mare, con un giardino arricchito dal barbecue. Insomma, la casa dei sogni. Il proprietario, il signor Francesco Lubrano Lavadera è un procidano doc, e lo zio Michele, che coltiva l'orto attorno alla casa, è stato particolarmente generoso: ci ha donato un bella busta di pomodori che ci hanno accompagnato per tutta la vacanza. La casa si trova sulla costa sud-ovest dell'isola, quella che volge verso la punta di Solchiaro e che è nota per essere la zona degli orti. In effetti, Procida, con i suoi 12.000 abitanti in soli 4 chilometri quadrati si presenta come un'isola fortemente abitata, ma Solchiaro è ancora una zona tranquilla e al di là della strada dove possono transitare le auto e i piccoli autobus che attraversano più o meno tutta l'isola le case sono appartate e normalmente vi si accede a piedi.

La nostra si affacciava direttamente sul bel mare che separa Procida dall'isolotto di Vivara, un'oasi naturale protetta, e dal giardino si vedevano le case della vicina Ischia. Sotto, i colori verde blu del mare solcati da barche di turisti e da quella di un pescatore che ogni giorno percorreva il piccolo golfo alla ricerca del suo quotidiano bottino. Insomma, un piccolo covo dove aspettare il tramonto all'ombra del profumo dei limoni e dove arrostire sulla brace il pesce acquistato a Marina Grande nelle pescherie dove dopo le 4 del pomeriggio arriva tutto il tesoro raccolto dalle barche dei pescatori locali. Non mi ha meravigliata sapere che questo angolo di paradiso che è stato nostro per una settimana avesse già conquistato lo scrittore inglese Frederick Forsyth che lo aveva scelto prima di noi.

Una vacanza a Procida è una vacanza diversa, e non a caso in ogni negozio o ristorante isolano ti danno la mappa “Procida a passi”, perché questa è un'isola da visitarsi a piedi, al massimo annullando le distanze più lunghe prendendo l'autobus e chiudendo gli occhi tutte le volte che la Linea 2 imbocca la ripida e stretta discesa per Chiaiolella con una disinvoltura che a me dava brividi di spavento. Ogni angolo dell'isola è meraviglioso, a partire dai colori della case di Corricella che appaiono incantevoli al primo sguardo e da qualunque parte l'occhio si fermi ad ammirarli bramoso di farli propri. Ma è Terra Murata – il luogo più alto dell'isola dove l'antico carcere si affaccia sul mare e custodisce geloso i segreti delle tante pene che qui sono passate – il posto per eccellenza di Procida. Qui tutto è perfetto: dalle segrete della bellissima Abbazia di San Michele Arcangelo dove si raduna l'omonima confraternita allo spettacolare cortile di Casale Vascello, una delle più antiche costruzioni dell'isola risalente al XVI secolo e dove si possono ammirare le particolari architetture di Procida con il mezzo arco che nasconde le scale che si inerpicano esternamente da un ballatoio all'altro. Dalla terrazza panoramica che si affaccia sull'antico carcere ho cercato di ricostruire i passi di Arturo che segue di nascosto il padre in pena per l'amico prigioniero e ho cercato di immaginare a quale finestra l'uomo inviasse il suo fischio di richiamo. Ma le finestre sono rimaste mute: freddi occhi puntati sul mare incuranti delle curiosità di noi piccoli turisti.

Salendo a Torre Murata è necessario fermarsi al bar che si trova proprio lungo l'erta che porta alla chiesa per una granita al limone. Ma si può anche ottenere una insalata di limone, piccola perla della gastronomia isolana rimasta intatta per secoli. L'insalata viene preparata con la parte bianca del limone, accuratamente strizzata dal succo, e viene condita con olio, foglioline di menta e un po' di peperoncino. Fresca e saporita nella sua sorprendente semplicità, questa insalata assomiglia agli abitanti di Procida, così diretti e così pronti al saluto per le strade e i tanti vicoli.

Il limone è il principe dell'isola ma purtroppo la produzione di limoncello è ormai solo a livello familiare e le bottiglie che si trovano nei negozi non sono fatte a Procida. Ma se chiedete alle deliziose signore della biglietteria del Museo dell'Abbazia di San Michele loro vi aiuteranno a trovarne di quello autentico fatto per le sagre paesane dalle donne di Procida, il cui ricavato per altro va in beneficenza. Pochi metri fuori dell'Abbazia si trova il Museo della Graziella, dedicato alla vita di casa delle donne procidane. Graziella è la protagonista di un romanzo dello scrittore francese Alphonse de Lamartine, che come dice il nostro padrone di casa Francesco, “in Francia non se lo fila nessuno, ma qui da noi è un mito”. De Lamartine approdò sull'isola durante un viaggio in Italia e qui incontrò Graziella, la donna dagli occhi scuri e profondi che lo fece innamorare e alla quale dedicò un romanzo praticamente introvabile nelle librerie italiane, ma ben presente nel museo insieme ad altri tesori in vendita. Le famiglie procidane infatti donano antichi pizzi tipici dell'isola per supportare il museo, e io mi sono regalata una splendida tovaglietta ricamata a intaglio che adesso fa bella mostra di sé nel mio salotto. Chi preferisce ricami moderni può trovare dei begli asciugamani ricamati e arricchiti di trine a uncinetto nelle boutique “Noi Due” di Marina Grande e di Marina di Chiaiolella. Notevoli anche le ceramiche di Vietri dipinte a Procida in vendita a Corricella nel negozio Fine House, proprio sul porto. E a proposito di ceramiche, la regina dell'isola è Loredana, che nel suo negozio Le Coccinelle di Marina di Chiaiolella mostra la sua gentile arte che si traduce in mattonelle dipinte a mano con gli stessi colori vivi delle case di Corricella.

E veniamo infine alla gastronomia, che non si esaurisce certo con il limone. Il pesce è il re della tavola procidana, e non potrebbe essere altrimenti visto che siamo su un'isola. Dalle barche arrivano giornalmente totani, moscardini, polpi, cicale, gamberetti, cefali, mormore e tante altre delizie del mare. Noi abbiamo provato il ristorante La Conchiglia sulla spiaggia di Chiaia, raggiungibile da una lunga scalinata che vale proprio la pena di scendere prima e di risalire dopo. Cucina veramente buona, prodotti eccellenti e posizione stupefacente, con una vista che spazia da Terra Murata al profilo roccioso di Capri. A Marina Grande, invece, al ristorante Fammi Vento ho mangiato il miglior sauté di frutti di mare della mia vita, con cozze, vongole veraci, canolicchi, tartufi e fasolari. Veramente notevole, anche se gli isolani considerano questo ristorante turistico.

Ma siamo in terra campana, e come farsi mancare una pizza? Ottima quella del Dolce Vita, proprio in fondo al porto di Marina Grande. L'ambientazione è assai poco tipica ma la pizza è proprio buona.

Adesso sono qui, nella mia casa fiorentina, alle prese con una marmellata di limoni che spero duri per tutto l'inverno, affinché non mi manchi mai il profumo dell'isola e il sapore di un luogo ancora stranamente autentico, dove a volte mi sono sentita una forestiera non per la presenza massiccia di turisti stranieri, ma semplicemente perché non riuscivo a capire il dialetto locale.

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